Negli
ultimi 25 anni ho lavorato come manager
e consulente nel settore del fitness intuendo diverse tendenze del mercato,
come il declino delle globo gym (1) (Profezia
fin troppo facile), lo sviluppo dei piccoli attrezzi (più per fortuna che per
abilità) e l’espansione degli studi fitness di piccole dimensioni, che hanno in
qualche modo limitato la crescita delle palestre tradizionali (intuizione, forse,
troppo precoce sui tempi per poterne godere professionalmente tutti i vantaggi).
Accanto
a questi “goal” ci sono state altrettante previsioni sbagliate ma questo fa
parte del gioco, l’importante è gettare lo sguardo oltre il presente. Nel
business è un po’ come nel surf dove, se vuoi prendere l’onda, devi spingerti
un po’ avanti: devi cercare di portarti verso i trend, devi anticiparli e
cavalcarli.
Uno
dei ruoli che in qualche modo ho sempre rivestito durante la mia carriera
professionale è stato il direttore commerciale e uno dei miei motti preferiti
per svolgerlo nel migliore dei modi è sempre stato “Se vuoi vendere un trapano,
non devi parlare del trapano ma di come si fanno i buchi”. È così che ho
conosciuto Emanuele, perché aveva lo stesso ardore di capire quale fosse il
modo migliore per fare buchi.
La
mia passione per il coaching e il miglioramento personale mi hanno
aiutato moltissimo sia come manager sia come consulente. Non esiste
soddisfazione più grande nel mio lavoro dell’aiutare gli altri a raggiungere i propri obiettivi. Il progetto TRIFIT
mi dà la possibilità di farlo in maniera molto efficace.
[1] Termine con cui si indica la tradizionale palestra anni ’80
con sala pesi, sala corsi, reception, ecc.
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