venerdì 29 aprile 2011

Allenamento Funzionale: appunti per capire n. 01

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E' stata particolarmente convincente la lettura di un articolo di Alberto Andorlini su Scienza & Sport (Aprile-Giugno 2011) che analizza dal punto di vista della terminologia questo modo, apparentemente nuovo, di allenarsi così in voga oggigiorno.



Sembra che l'allenamento funzionale debba le sue origini ad alcuni studi e ricerche effettuate in campo riabilitativo in USA e Australia nei primi anni novanta sotto l'appellativo di Functional Theory.

Secondo Andorlini il functional training ha un origine riabilitativa e affonda le radici proprio sul concetto di "attenzione ai movimenti della vita reale".

Ci è piaciuto molto l'elenco delle indicazioni operative alle quali ogni singolo esercizio funzionale deve ispirarsi:

  1. mimico;
  2. reale;
  3. primordiale;
  4. in linea con le tappe dell'apprendimento e della strutturazione neurologica;
  5. correlabile con le attività praticate nella vita quotidiana;
  6. basato sull'acquisizione e il miglioramento della triade funzionale: "squat, balzo e retrazione scapolare";
  7. orientato in senso rotazionale;
  8. in grado di attivare un programma motorio e il relativo tempo di attivazione;
  9. diretto al superamento della gravità;
  10. arricchito con stimoli propriocettivi;
  11. con forti connotazioni senso-motorie;
  12. estensivo, non selettivo;
  13. acquisibile, interiorizzabile e trasferibile secondo sequenze dall'orizzontalità alla verticalità, dal facile al difficile, dal semplice al complesso;
In sintesi i contenuti dell'esercizio funzionale sono: la gravità, la postura dinamica, il "core", e l'equilibrio.

Questo primo mattone di appunti ci sembra appropriato per iniziare il viaggio nel mondo Functional Training attraverso timidi, piccoli, ma chiari passi.




mercoledì 27 aprile 2011

La mente: limiti e potenziale nella pratica dello yoga

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La  mente  è  la  causa  della  dipendenza  dell’uomo dagli oggetti e, pertanto, è la causa della sua difficoltà nel cammino dell’autorealizzazione

La mente toglie all’uomo la libertà, perché si attacca agli oggetti sensuali attraverso i sensi e pensa costantemente agli stessi. Se la mente viene controllata, anche i sensi allora vengono controllati e così smette di pensare agli oggetti come a un’indispensabilità per la propria vita. 

Una delle abitudini della mente è divagare: la mente non può concentrarsi su un solo punto, perché è eterea. Tuttavia, grazie ad essenziali ed adeguati accorgimenti, la mente può essere controllata e anche dominata



E’ il desiderio che rende la mente inquieta: il desiderio è alimentato dai sensi sollecitati dagli oggetti e la mente segue i sensi proprio come il cane segue il padrone. 

L’antidoto a questa mente vagante è il controllo dei sensi, che porterà all’automatico controllo dei desideri e all’automatica pratica della concentrazione. All’inizio è importante portare ripetutamente la mente sullo stesso punto o oggetto, limitando i suoi movimenti a una piccola sfera. Verrà poi un tempo in cui la mente si concentrerà solo su un punto: ciò sarà il frutto di una pratica costante e prolungata, non turbata dall’attardarsi dei risultati concreti né fermata da uno stato di malattia. 

La serietà, la pazienza e la costanza condurranno al traguardo.

lunedì 18 aprile 2011

Tredmill: caratteristiche e consigli per l'uso

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Il treadmill (o tapis roulant, o pedometro) è l’attrezzo che permette di eseguire il movimento più naturale per il corpo. Allo stesso tempo, essendo biomeccanicamente diverso dal normale, in quanto è il pavimento che si muove e non noi, riesce spesso problematico ai principianti. Proprio per questo motivo è utile che i principianti inizino il suo utilizzo camminando.

Questi attrezzi sono dotati di motori elettrici di diverse potenze che trascinano il nastro a velocità anche superiori ai 20 km/h. I più moderni dispongono anche della possibilità di variare l’inclinazione. Quelli più sofisticati permettono di regolare la velocità di 0.1 km/h e l’inclinazione dello 0.5%. Questi cambiamenti minimi servono per regolare in modo preciso, progressivo e dolce il macchinario sull’utente, in modo da non avere cambi di intensità troppo bruschi.

Il calcolo delle calorie spese, evitando interessanti ma alquanto complessi calcoli, può essere espresso con buona approssimazione come 1 kcal per kg di massa corporea per km. Quindi, un individuo di 70 kg consumerà 70 kcal al chilometro indipendentemente dalla velocità di corsa. 

La spesa energetica è anche influenzata dall’inclinazione, in quanto per ogni metro che percorriamo su un piano inclinato provochiamo un innalzamento del nostro centro di gravità, con una spesa calorica maggiore.



È interessante notare comunque come la fase di passaggio dalla corsa alla camminata sia individuabile tra i 6 e gli 8 km/h. Per i corridori professionisti questo passaggio avviene a una velocità più elevata. Il cambio di marcia si verifica perché a un certo punto diviene più “conveniente per l’organismo, dal punto di vista biomeccanico, correre invece che camminare”. Infatti, durante la corsa si ha un rendimento migliore poiché vi è un maggiore riutilizzo dell’energia meccanica elastica dei tessuti. Cavagna paragona la corsa umana a una palla che rimbalza, mentre il movimento della camminata è paragonato a una sfera che rotola su e giù da delle collinette. 


Consigli pratici

  • Consigliare al cliente di guardare sempre avanti e non in basso.
  • Aiutare il neofita:
    1. impostare prima una camminata e invitarlo a utilizzare gli appositi sostegni;
    2. farlo poi sostenere alle braccia dell’istruttore.
    3. farlo infine passare al movimento libero.
  • Sconsigliata la corsa per le persone in sovrappeso. Per le persone in sovrappeso ottime invece la camminata e le panniculopatie, per sfruttare la soletta venosa del Lejars, situata sotto la pianta del piede, che funge da pompa spingendo il sangue venoso verso il cuore.
  • Non scendere dal treadmill in movimento.
  • Controllare che dietro il treadmill vi sia un certo spazio di sicurezza come via di fuga.

Relazione tra frequenza cardiaca e VO2max
Sul treadmill vi è una relazione molto stretta tra le percentuali di FCris e quelle di VO2max (al 60% della FCris corrisponde il 60% del VO2max).

sabato 9 aprile 2011

Il functional training dal vivo

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Oggi Vibe Training lascia la parola alle immagini. Ancora non abbiamo capito bene cosa significa Functional Training perciò non vogliamo salire sul pulpito a predicare, a teorizzare o a scopiazzare qualche definizione presa da presunti esperti internauti allenatori. Ci piace pensare che l'allenamento funzionale abbia a che fare con l'obbiettivo che si vuole raggiungere: un allenamento "funzionale" alle finalità che ci prefiggiamo.

Ma a questo punto quale allenamento non lo è?

In attesa di ricevere qualche indicazione da chi ne sa di più vi presentiamo questo video in cui Guido Bruscia tiene un corso base di questo nuovo e antico modo di allenarsi.



Occhi attenti possono ricavare dal Video qua sotto indicazioni utili sulle tendenze più innovative sugli spazi in cui allenarsi.



Ringraziamo Guido Bruscia del quale potete seguire tutte le iniziative sul sito www.guidobruscia.it, Emanuele e Valentina dello Studio FT Personal Trainer di Cesena, per le immagini.

11 giugno a Cesena Corso di Functional Training presso FT Studio - VAI ALL'EVENTO SU FACEBOOK

giovedì 7 aprile 2011

La finalità della vita nella filosofia dello Yoga


Cos’è la vita? 

E’ solamente l’atto dell’alimentarsi, di respirare, di digerire e di metabolizzare quello che è nel proprio organismo fisico o nell’economia della natura? 

La vita è solo pensare, pianificare e procreare oppure è la somma totale di tutti questi processi? 

Gli scienziati e i biologi hanno una concezione molto differente della vita rispetto ai filosofi e ai saggi Yogi.

 La vita può essere di due tipi: da una parte, la vita nella materia e, dall’altra, la vita dell’Essere Universale. I biologi e i fisiologi sostengono che la vita consista nel pensare, nell’avere sentimenti, nel fare conoscenze, nell’esercitare la volontà, nel digerire, nell’espellere, nella circolazione del sangue, nel respirare e in tutte le altre attività connesse a questi processi fisiologici. Questa qui descritta è una vita che finisce, che dà attaccamento, sofferenza, malattia, vecchiaia e altro. 

I saggi e Yogi che hanno realizzato in sé l’Io Supremo con la disciplina della mente e il controllo dei sensi, affermano, enfaticamente e senza ombra di dubbio, che soltanto una vita che trascenda i processi fisici e fisiologici dà la serenità dell’anima e la soddisfazione di una vita che non finisce, perché fondata sui valori della ricerca interiore, sempre viva nella Suprema Realtà. Questo non significa che si debba ignorare la vita sul piano fisico della materia, perché la materia e lo spirito sono un’unità come lo sono il caldo e il freddo, il fiore e la fragranza. Una vita sul piano fisico della materia è una preparazione alla vita nell’Unità Suprema. 

Il mondo è il migliore maestro dell’uomo mentre la Natura è la migliore direttrice di vita. Il messaggio del Gita e dello Yoga Vasishtha (testi sacri indù) è che l’uomo, attraverso la pratica del controllo della mente e dei sensi, deve raggiungere l’autorealizzazione stando nel mondo, pur senza identificarsi con il mondo stesso.

Scienza e Vedanta sono inseparabili. 

Come può un maestro dalla mente turbata guidare nella vita serena ed equilibrata i suoi allievi? 

La mente può ricevere insegnamenti soltanto quando questi provengono da menti radicate su basi stabili e piane, capaci d’influenzare altre menti con il potere della loro vita in sintonia con la Natura. Anche l’aspetto esteriore influenza molto lo stile di vita. È importante seguire la storia nel suo evolversi ma il punto di riflessione è sempre lo stesso: essere nell’equilibrio

Il mondo di oggi sembra non curarsi nella giusta misura di questo equilibrio, preferendo una vita basata sull’immagine esteriore, sui facili guadagni e sulle  tentazioni o di esagerata sobrietà, sulla base della (non realmente valida) convinzione che l’abito non faccia il monaco. I saggi, al contrario, affermano che “la tentazione fa l’uomo ladro” e invitano a non creare situazioni di tentazioni.

Secondo gli scienziati, il mondo è una massa di energia, la quale è anche la Suprema Potenza una e indivisibile. Gli scienziati esplorano il mondo fisico e trovano metodi esterni per studiare le forze fisiche della natura mentre gli psicologi sperimentano sul piano mentale e cercano di controllare le forze mentali. La psicologia è un ramo del Raja Yoga che studia appunto la mente e come controllarla. 

Uno studio approfondito delle osservazioni e delle rivelazioni della scienza porta l’uomo ad essere più vicino alla sorgente di tutte le sorgenti.
  • Chi dà il potere agli elettroni? 
  • Qual è la struttura di questi elettroni? 
  • Qual è il potere che combina le parti che compongono la materia? 
  • Chi ha messo in luce le leggi della natura? Dal momento che la natura è cieca, qual’è quell’intelligenza che muove la natura? 

Uno studio delle forze fisiche e delle leggi fisiche ed una comprensione delle forze e delle leggi mentali non sono sufficienti a rendere l’uomo perfetto, perché è necessario avere una conoscenza e una realizzazione del substrato di questi nomi di queste forme e di questi fenomeni fisici e mentali. Soltanto allora si potrà avere la reale conoscenza della materia nella sua unitarietà. 

Possono le invenzioni scientifiche rendere l’uomo realmente felice? 

Questa è la domanda delle domande. 

Che cosa ha fatto la scienza per l’uomo?  

Senza dubbio, essa ha aggiunto un fondo di conoscenza sul piano fisico. Tuttavia questa conoscenza è puro involucro, quando viene paragonata alla conoscenza dell’Io. Tutte le scienze sono fondate sulla conoscenza dell’Io. 

L’uomo è realmente felice ora?

Può il ventilatore elettrico o l’aeroplano o la radio dare all’uomo la pace di cui è assetato?  

Un grazie va certamente alla scienza e agli scienziati che lavorano intensamente e rigorosamente per anni per giungere a invenzioni e scoperte che diano agiatezze all’uomo. L’elettricità fa ogni sorta di lavoro: pompa acqua, cucina alimenti e porta l’uomo da una parte all’altra del mondo. La scienza ha reso i viaggi e le comunicazioni dell’uomo facili e rapidi. Ci sono, dunque, dei vantaggi, anche se non mancano gli svantaggi perché tutto ciò spinge l’uomo a una vita molto costosa e lussuosa. L’uomo perciò oggi è più insoddisfatto rispetto ad un tempo, perché un lusso odierno diventa un’abitudine o una “necessità” di domani

Molte persone oggi desiderano possedere un registratore o un computer o un altro strumento media tascabile, un cinema in casa, un’automobile per ciascun membro della famiglia e così via, poiché lo standard della vita moderna è divenuto molto alto. La gratificazione dei sensi sotto tutti gli aspetti, compreso quello riferito all’alimentazione, è divenuta la finalità della vita, senza eccezione per nessuna parte del mondo, con il naturale e facile scivolamento verso una vita deviata dalle leggi del Dharma (retta condotta). Tutto ciò è la conseguenza di una vita lussuosa proveniente dai prodotti delle invenzioni e della civiltà materialistica in cui è immerso l’uomo oggi. 
Da dove prendere la moneta? 

Naturalmente dal ricorso a mezzi e modi distorti dalla vita di servizio e dalla considerazione delle esigenze dell’altro che magari vive in condizioni di precarietà e non può procurarsi il denaro con la stessa rapidità.

C’è un sistema per migliorare questo stato di vita? 

I saggi assicurano di sì, suggerendo di:  ritornare alla natura e alla vita semplice e ai pensieri elevati rivolti alla discriminazione di ciò che è realmente essenziale per la vita e ciò che è bene trascurare: vivere una vita semplice, vestire abiti semplici, prendere alimenti semplici, cercare di soddisfare le esigenze della propria e della famiglia da soli, senza demandare agli altri; ridurre le necessità, per limitarle ai reali bisogni materiali e psichici o emotivi. Così facendo, l’uomo potrà riguadagnare la soddisfazione della vita. Questa è la chiave della vita. Questa è la finalità della vita. Questa non è una digressione della vita ma un momento di riflessione, per capire quanto sia importante la discriminazione tra l’essenziale e il superfluo. Questa discriminazione non può dare sofferenza a nessuno ma solo successo e felicità a tutti.

Che cosa è il successo? 

E’ una prosperità materiale, il cercare di avere tante ricchezze in questo mondo e avere figli oppure è altro? 

Il successo può essere di due tipi: il successo del mondo e il successo della vita interiore. Se si hanno buone circostanze di vita, se si ha ogni cosa che questo mondo può dare, allora si ha il successo del mondo. Ma il successo da solo non può essere sufficiente, perché questo mondo è imperfetto. Per avere successo completo o perfetto, é necessario avere successo anche nell’equilibrio della vita interiore. Il successo come prosperità materiale, se viene trasceso e visto nella misura del servizio a sé e al proprio simile nel rispetto dell’equilibrio dell’ambiente, può dare gratificazione nella vita. A questo proposito é importante praticare Yoga: una piccola pratica giornaliera per esercitarsi nell’atteggiamento di questa trascendenza è più efficace di lunghi tempi di studio e di teoria. Si comprende che questa disciplina di vita non è facile, specialmente oggi che sembra scontato che il mondo debba dare all’uomo tutto quello che ha e ogni giorno di più, per cui in massa si segue il cammino di più alte agiatezze materiali. Il singolo che vuole fermarsi a riflettere su dove porta questa corsa rimane travolto non solo dalla massa fisica della gente ma da quella psichica personale. In lui nascono dubbi e timori di rimanere indietro come un fallito della vita, come un perdente nella rosa della realizzazione; egli teme di non essere capace di garantire benessere alla famiglia e di non essere un buon punto di riferimento per la stessa. Tutto questo turbamento è comprensibile ma una mente stabile, con un forte controllo, si aggancia ai suoi principi di vita retta e prosegue il suo cammino certo del successo finale. Questa è la chiave della vita per ogni uomo.

Testi e DVD

Yoga base


Yoga per tutti


Yoga per la schiena


La filosofia dello Yoga nella didattica interdisciplinare


Yoga ed educazione fisica


sabato 2 aprile 2011

Iperlordosi

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Una lordosi è una curva fisiologica del rachide la cui concavità guarda posteriormente. Siccome la lordosi lombare è in rapporto con l’osso sacro e quest’ultimo è in rapporto con il bacino, sarà fondamentale capire come funziona il bacino in statica e in dinamica in modo da potere capire quelli che sono i compensi della zona lombare.
A tale riguardo si deve tenere in considerazione che il bacino è influenzato in maniera molto importante dagli arti inferiori. Quindi, quando ci si troverà davanti a un problema alla zona lombare, iperlordosi o appiattimento della curva, uno sguardo agli arti inferiori sarà doveroso.
Il bacino è una struttura su cui vanno a inserirsi svariati muscoli, che originano sia dal tronco che dagli arti inferiori. Le masse muscolari che prendono inserzione sul bacino sono artefici dei movimenti del bacino stesso, movimenti che avvengono attorno a un fulcro ben preciso, ovvero attorno alla cavità acetabolare. I movimenti che andranno a incidere sul rachide sono l’antiversione e la retroversione.

I muscoli flessori del busto e gli estensori delle cosce tendono a ruotare il bacino in retroversione (rotazione in senso antiorario rispetto alla figura), quindi hanno un’azione delordosizzante per la colonna lombare.
I muscoli estensori del busto e i flessori delle cosce tendono a fare ruotare il bacino in anteroversione (rotazione in senso orario rispetto alla figura), quindi hanno un’azione lordosizzante per la colonna lombare.
Tratto dal libro

Principi di metodologia del fitness

venerdì 1 aprile 2011

Definizione di allenamento nel Fitness


Per allenamento si intende quella pratica organizzata il cui scopo è indurre adattamenti biologici tali da permettere un miglioramento di qualità specifiche. 

Si tratta, in pratica, di sottoporre l’organismo a uno stimolo stressante in modo da provocare modificazioni alla condizione di omeostasi dello stesso. Una volta sottoposto a una seduta allenante, il sistema risponderà in maniera da adattarsi allo stimolo dato con un meccanismo di supercompensazione.

Nella fase di recupero, in seguito allo stress subito durante l’allenamento, l’organismo si occuperà innanzitutto di riparare il danno subito e tornare alla condizione iniziale, per poi ricostruire più di quanto distrutto in preparazione a un nuovo, eventuale stress di tale entità. 

Se il primo stimolo stressante non è seguito da altri, il sistema non ha motivo di mantenere strutture extra che comporterebbero un inutile dispendio energetico e tenderà a tornare gradualmente alla condizione di partenza. Ciò suggerisce la necessità di sottoporre l’organismo a un certo numero di stimoli successivi nel tempo, intervallati da opportune fasi di recupero, al fine di mantenere e incrementare quanto acquisito in conseguenza al primo stress subito. 

L’insieme degli stimoli stressanti ai quali l’atleta si sottopone costituisce il carico

Gli adattamenti dell’organismo sono una conseguenza del carico imposto.

•    Carico esterno: è costituito dall’insieme di stimoli ai quali un atleta si sottopone in una seduta allenante.
•    Carico interno: rappresenta l’effetto del carico esterno sull’organismo. 

Sottoponendo due diversi atleti allo stesso carico esterno, difficilmente essi subiranno lo stesso carico interno.

Nella stessa persona, in momenti diversi, lo stesso carico esterno può condurre a un differente carico interno.

A. Paoli,  F. Zonin, A.M. Bargossi, D. Ippolito

Tratto dal libro "Principi di Metodologia  del Fitness"


elika.it - Principi di metodologia del fitness

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